lunedì 28 novembre 2011

LA VERA STORIA DI r-EVOLution, come tutto è nato


r-EVOLution, da dove devo iniziare? Forse dalla mia perenne irrequietezza? Dalla voglia di trasformare tutto in Arte? Mi sono sempre sentita come appena uscita dalla new york di warhol, alice che cade in pozzi di melassa (confondendo l’arte con i party sino a tarda mattinata-una forma d'arte di tutto rispetto:)-, spesso e volentieri), forse tutta questa energia doveva venir semplicemente incanalata in qualcosa di pazzesco come r-EVOLution, e forse necessitavo di altrettanti fantastici compari con cui combinare tutto questo. Ma non conoscevo nessuno che fosse sulla mia stessa lunghezza d’onda.

Quando un giorno conosco Yana, una ragazza che faceva la hostess con la sottoscritta, per tirare su qualche soldo, da perenne squattrinata che sono, quando la conosco capisco che è partito qualcosa di buono, qualcosa che va aggiustato, ma che può essere buon materiale di base per qualcosa.
Ricordo ancora quel pomeriggio, quando, con i piedi gonfi e doloranti per i tacchi12 portati tutto il santo giorno, ce ne stavamo sedute in metro, in attesa di scendere alle rispettive fermate. Yana amava la fotografia, e, benché fosse piuttosto mediocre come fotografa aveva delle belle idee. Io invece in quel periodo avevo lanciato una linea di abbigliamento con i miei disegni serigrafati sopra, collezione fallimentare in partenza, considerando il fatto che la mia socia nel progetto era sbronza da mattina a sera e confondeva il cotone con la plastica del sacchetto della spazzatura.
Avevo già iniziato a dipingere, e disegnavo dalla mattina alla sera, tanto che Yana voleva tutti i miei disegni! Fatto sta che quel pomeriggio in metrò ha determinato le sorti.

Perché non facciamo una mostra? Magari dei tuoi disegni e delle mie foto…ma ci vuole qualcosa di particolare, le mie foto non dicono niente, io avrei idee forti, non so come applicarle”
“Possiamo lavorarci insieme, possiamo realizzare le foto insieme”
“Possiamo fare delle foto che riproducano i tuoi disegni”
“Possiamo fare delle fotografie provocatorie, fotografie che rappresentano …”
“I sette vizi capitali!”
“Naaa…ho gia fatto una cosa analoga al liceo…fotografie che semplicemente rappresentano…”
“I mali del mondo”
“I mali del mondo”
“Cio che è veramente deprecabile”

E così per 30 minuti di metropolitana abbiamo sparato tutto quello che ci passava nella zucca. Ma c’era ben poco da sparare,  di li a poco io sarei partita per San Francisco, con la speranza di non tornare più, ma era bello stare li a parlare di progetti, era bello parlare con lei. Tanto sapevo che me ne sarei andata, da quella città, quelle persone mi avrebbero dimenticata. Milano mi avrebbe dimenticata. Le porte della metro si sono aperte e sono scesa,  portandomi dietro però quell’idea di un qualcosa da fare, di un’arte medica, era l’unico mezzo che avevo, molte professioni hanno il verbo, altre l’azione, io avevo solo colori.

Linda

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